Alla scoperta dei MAM software (di Media Asset Management), tool per governare due tipi di contenuti; i video, cuore pulsante delle strategie di marketing e gli audio, astri nascenti della comunicazione verso umani sempre più multitasking.
Nel mondo dei software, l’acronimo MAM indica i tool di Media Asset Management.
Si tratta di una delle tipologie di piattaforme che popolano la galassia di soluzioni MarTech.
Con un software di Media Asset Management è possibile governare il ciclo di vita di specifiche categorie di asset digitali: gli audio e i video.
Nel concreto, con una piattaforma MAM un’azienda archivia, gestisce, organizza e distribuisce vari formati di contenuti da ascoltare o vedere.
Pur nella loro diversità, sono entrambi asset strategici per le organizzazioni.
I video, utilizzati da un marketer su due, vengono definiti come il contenuto capace di generare il maggior ROI. Gli audio – specie tramite i podcast – sono presenti in un budget di comunicazione su tre1.
1 The state of marketing, 2023, HubSpot.
Una delle funzionalità più importanti dei Media Asset Management software (chiamati anche Media Asset Management solutions o systems) è la centralizzazione dei contenuti multimediali di tipo audio-visivo e dei loro metadati, informazioni aggiuntive che ne arricchiscono il valore e la successiva reperibilità.
Si tratta di piattaforme – solitamente cloud – che agevolano la ricerca e la fruizione di audio e video in modo sicuro, rendendo accessibile ogni file a un elenco di persone stabilito in fase di configurazione.
I MAM più avanzati, comunque, sono molto più di semplici librerie.
Grazie alla possibilità di costruire workflow – flussi di lavoro digitali – permettono di centralizzare in un’unica piattaforma non solo gli audio e i video ma anche tutti i processi collaborativi che gli gravitano intorno. Dal brief creativo alla pubblicazione su uno o più canali finali, passando per la sottotitolazione.
Un’altra caratteristica chiave per un software MAM è l’integrabilità – mediante connettori o API – con piattaforme terze. Per la natura dei contenuti gestiti, un buon tool di Media Asset Management deve dialogare con prodotti come Adobe Premiere Pro e Final Cut Pro.
Principalmente, scelgono un software di Media Asset Management gli utenti che necessitano di disporre di un hub digitale in cui archiviare e reperire rapidamente contenuti multimediali di tipo audio e video.
Nella maggior parte dei casi si tratta di team che si occupano di realizzare, approvare e distribuire progetti audiovisivi, come ad esempio agenzie creative, di news, di broadcasting o di produzione cinematografica.
Salvo casi eccezionali, è difficile che un MAM venga adottato all’interno dei processi di marketing e comunicazione di un’azienda che produce o distribuisce prodotti.
Nonostante le analogie tra i due strumenti, infatti, è probabile che gli venga preferito un DAM.
Da un punto di vista funzionale, un software MAM è sovrapponibile a un software DAM (Digital Asset Management).
Entrambi permettono di centralizzare, gestire, approvare e pubblicare i contenuti.
Tuttavia, mentre le piattaforme di Media Asset Management si limitano a gestire contenuti di tipo audio o video, quelle di Digital Asset Management permettono di governare qualsiasi tipologia di asset digitale.
Oltre a governare audio e video come fa un tool MAM, un DAM permette di gestire anche altre tipologie di contenuti, come ad esempio foto, illustrazioni, progetti grafici e documenti come PDF, fogli di lavoro, presentazioni.
In altre parole, nonostante alcuni MAM supportino parzialmente anche formati di immagini, un DAM è di gran lunga uno strumento più versatile, in grado di supportare in modo più orizzontale i processi di comunicazione interna ed esterna delle aziende.
Tra l’altro, vista la crescente importanza di asset come audio e video, i migliori DAM sono dotati di funzionalità che in passato erano esclusiva dei tool MAM, come ad esempio la transcodifica dei file multimediali e l’integrazione con suite grafiche o creative.
Una precisazione sugli asset digitali.
Sebbene i dati di prodotto siano a tutti gli effetti parte del patrimonio informativo di un’organizzazione aziendale e rientrino tra i suoi asset digitali2, quasi sempre vengono gestiti al di fuori dei software di Digital Asset Management.
Dati, informazioni e descrizioni relativi all’offerta di un’azienda, infatti, spesso confluiscono all’interno di tool di Product Information Management.
L’utilizzo di tool differenti genera però silos applicativi, oltre a costi di integrazioni tra sistemi differenti e il rischio di disallineamenti causato dalla duplicazione di contenuti e informazioni.
Per questo è decisamente consigliabile gestire in modo congiunto tutti gli asset digitali.
2 Prepararsi all”era “Phygital”, 2020, studio condotto da Forrester commissionato da THRON.
Considerato che tutti gli asset digitali – inclusi i dati di prodotto – confluiscono sui canali di comunicazione, vogliamo aggiungere un’ultima riflessione, utile anche a chi si approccia per la prima volta al mondo dei software di Media Asset Management.
Portali dealer, sito web, e-commerce e marketplace sono popolati da contenuti multimediali e informazioni che promuovono, descrivono e, in generale, comunicano i prodotti con i propri clienti B2B o B2C.
Ecco perché riteniamo particolarmente importante che le aziende dispongano di un’unica piattaforma per gestire in modo sicuro e performante i propri contenuti multimediali e i relativi dati di prodotto.
Governare da un’unica piattaforma tutte le tipologie di asset, porta con sé molti vantaggi.
Da un punto di vista interno, infatti, si eliminano tool, riducendo costi IT altrimenti destinati a canoni, licenze e integrazioni tra sistemi differenti.
Inoltre, ogni team può contare su un’unica fonte di verità e dispone di un hub in cui collaborare con gli altri.
Esternamente, invece, soprattutto se la pubblicazione degli asset è diretta, le campagne di marketing si fanno più agili e si garantisce al business una strategia omnicanale, rendendo il brand più solido e coerente.
Questa però è un’altra storia.